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Romanzi romantici in un solo posto

reader.chapterFrammenti nell’Abisso


Alina Moretti

Frammenti di pietra piovono dal soffitto della Cripta delle Lamentazioni, un rombo assordante che mi scuote le ossa mentre sono in ginocchio sul pavimento gelido. Ogni respiro è un’agonia, la nebbia violacea mi brucia i polmoni, densa come un sudario che mi soffoca. Stringo il Sigillo di Umbra nel palmo destro, un gelo innaturale che mi trafigge la carne, facendomi tremare. La cicatrice infiammata pulsa, un dolore vivo che si mescola al sangue secco e al fango che mi incrostano la pelle. Non so più dove finisca il mio corpo e dove inizi l’oscurità che mi divora dall’interno.

Oltre l’altare di pietra nera, il portale oscuro si spalanca come una ferita pulsante, un ronzio profondo che mi vibra nel petto, un urlo silenzioso che minaccia di spezzarmi. Lo vedo, il Divoratore di Mondi, un’entità di ombre vive che si contorcono come serpenti fatti di nulla. Innumerable occhi rossi mi fissano, perforandomi l’anima, mentre tentacoli di fumo viola si tendono verso di me, lenti, quasi carezzevoli. La sua voce mi scivola nella mente, un sussurro gelido ma seducente, come un amante che promette tutto e niente. “Arrenditi, piccola luce, e troverai pace. Il dolore finirà.”

Un singhiozzo mi sfugge, strozzato e disperato, mentre una visione mi trafigge: Kael, il mio Kael, disteso sull’altare, il petto squarciato, gli occhi ambra spenti, il sangue che cola sulla pietra mentre il Divoratore ride sopra di lui. Mi porto una mano al viso, le dita tremanti sporche di cenere e lacrime, cercando di scacciare quell’immagine, ma è come se fosse incisa dentro di me. Non posso perderlo. Non posso.

“Non ascoltarlo, Alina… resta con me…” La voce di Kael è un filo spezzato, rauca e carica di dolore, ma mi colpisce come un’ancora in mezzo alla tempesta. Giro la testa, i capelli castano scuro incrostati di fango che mi cadono sugli occhi verdi, incavati da occhiaie nere che sembrano scavate nella carne. Lui è lì, sdraiato accanto a me, il respiro rantolante che gli solleva a fatica il petto. Le bende sul torso e sul fianco sono intrise di sangue fresco, un rosso scuro che si mescola al nero dei suoi abiti stracciati. La sua pelle abbronzata è cerea, i tatuaggi runici sulle braccia brillano appena, un’eco morente della sua forza. La sua mano, fredda come il ghiaccio, si aggrappa alla mia, un tocco disperato che mi tiene ancorata a lui, a questo mondo che sta crollando attorno a noi.

“Non ti lascio,” sussurro, la voce spezzata, quasi afona, mentre il dolore del Sigillo mi strappa un gemito. Ogni parola è un peso, ogni pensiero un’agonia. Il vuoto dentro di me si espande, una voragine che mi chiama come il Divoratore stesso, ma il suo tocco, per quanto debole, è l’unica cosa che mi impedisce di cadere del tutto. Mi chino su di lui, il mio corpo snello che trema sotto il peso della stanchezza, e appoggio la fronte contro la sua, il calore flebile della sua pelle contro la mia un promemoria di cosa sto combattendo per salvare. Il suo odore, di sangue e terra bagnata, si mescola al fetore di morte della cripta, ma per un istante, è tutto ciò che esiste.

Un urlo strozzato rompe il silenzio opprimente. “L’ho trovato! Una strofa finale… una cripta sotto Pietraluna, potrebbe essere la chiave!” Giulia è poco lontano, pallida come un fantasma sotto la luce spettrale che filtra dalle crepe del soffitto. I suoi capelli rossi, sporchi di fango, sono appiccicati al viso, gli occhi marroni lucidi di terrore e determinazione mentre stringe un manoscritto antico, le pagine logore che tremano tra le sue mani graffiate. Sta in piedi vicino a un pilastro spezzato, la borsa di tela piena di libri ormai ridotta a uno straccio coperto di terra. La sua voce, solitamente così piena di calore, è un grido disperato, un barlume di speranza che si fa strada nel caos. “Dobbiamo andare lì, Alina. Potrebbe esserci un modo per chiudere tutto questo!”

Chiudere tutto questo. Quelle parole mi colpiscono come un pugno, ma il mio sguardo torna al portale, dove i tentacoli di fumo viola si muovono più vicini, quasi sfiorandomi. Il ronzio si intensifica, un suono che mi perfora la mente, e il Divoratore ride, un suono che mi fa rabbrividire fin nelle viscere. “Non c’è via di salvezza, piccola luce. Solo io. Solo l’abisso.”

Stringo i denti, un ringhio soffocato che mi sfugge mentre il dolore nel palmo si acutizza, il Sigillo che pulsa come un cuore morente. Vorrei urlare, colpirlo, distruggere quella cosa che mi sta strappando tutto, ma il mio corpo non risponde. Sono al limite, ogni muscolo teso come una corda sul punto di spezzarsi, la postura curva che riflette il peso di un collasso imminente. Eppure, non posso cedere. Non ora. Non quando Kael mi guarda con quegli occhi opachi, pieni di un amore che mi trafigge più di qualsiasi visione.

Un’ombra si materializza dall’oscurità, non il Divoratore, ma qualcosa di altrettanto antico. Il Guardiano. La sua figura emerge dalla nebbia violacea, la maschera d’osso che copre il volto incisa con rune che brillano di un bianco spettrale. La sua presenza è un freddo che mi stringe il cuore, un’entità che incarna la necessità e la paura in egual misura. La sua voce è un’eco, antica e priva di calore, che sembra provenire da ogni angolo della cripta. “Cerca quel luogo, ma sappi che il prezzo sarà una verità che potrebbe spezzarti. Il tuo sangue porta un’ombra antica.”

Le sue parole sono un enigma, un coltello che si rigira nella ferita aperta del mio tormento. Il mio sangue. Sempre il mio sangue. Ogni rivelazione sembra legarmi di più a questa maledizione, a un passato che non ho mai chiesto. Mi volto verso di lui, gli occhi pieni di una sfida disperata, ma non ho la forza di rispondere. La mia gola è chiusa, il peso delle sue parole che si aggiunge al caos nella mia mente. Una verità che potrebbe spezzarmi. Cosa potrebbe essere peggio di questo? Peggio delle visioni, del dolore, del terrore di perdere Kael?

Un ululato lontano echeggia nella cripta, un suono che penetra il ronzio del varco e mi fa rabbrividire. Non so se sia amico o nemico, se sia Luna con il branco o Torak con la sua furia traditrice. Ogni cosa è incertezza, ogni suono una minaccia. La cripta trema di nuovo, un liquido viola che trasuda dalle crepe nelle pareti, bruciando l’aria con un odore acre di cenere e decomposizione. Ogni istante qui dentro è un passo più vicino all’abisso, e lo sento, il Divoratore che mi chiama, che mi vuole. La mia pelle si accappona, i graffi e le bruciature da rune che coprono il mio corpo sembrano pulsare in sincronia con il portale.

Guardo Kael, il suo respiro che si fa più debole, la sua mano che trema nella mia. “Non posso perderti,” sussurro, le lacrime che mi rigano il viso, mescolandosi al fango e al sangue. La sua bocca si muove, ma non esce alcun suono, solo un rantolo che mi spezza il cuore. Non so quanto tempo gli resta, non so quanto tempo resta a nessuno di noi. Ma Giulia ha ragione. Dobbiamo muoverci. Dobbiamo trovare quella cripta sotto Pietraluna, qualunque sia il prezzo. Non c’è altra strada, non c’è altro modo per fermare questo incubo.

Un’ondata di energia oscura erutta improvvisamente dal portale, un’onda d’urto di freddo e ombre che mi travolge, facendomi barcollare. Il ronzio diventa un urlo nelle mie orecchie, il pavimento sotto di me che si spacca con un gemito. Mi aggrappo a Kael, il mio corpo che si piega su di lui come per proteggerlo, anche se sono io quella che sta cadendo a pezzi. I tentacoli di fumo viola si avvicinano, quasi sfiorandomi, e il Divoratore ride di nuovo, un suono che mi penetra come lame. “Presto, piccola luce. Presto sarai mia.”

“No!” La mia voce è un grido strozzato, un rifiuto disperato che mi strappa dal petto. Mi volto verso Giulia, il cuore che martella come un tamburo, e con un ultimo sforzo, sostenuta dal tocco di Kael, prendo la decisione che potrebbe salvarci o distruggerci. “Andiamo a Pietraluna… non abbiamo altra scelta.”

Le mie parole sono un sussurro spezzato, ma portano con sé una determinazione che non sapevo di avere ancora. I tentacoli si ritirano appena, come in attesa, mentre l’ululato lontano si intensifica, ambiguo e inquietante. La nebbia violacea ci avvolge, più densa che mai, ma so che non possiamo restare qui. Non possiamo permettere al Divoratore di vincere. Non ancora.

Con un ultimo sguardo a Kael, i suoi occhi che mi implorano di non arrendermi, mi rialzo a fatica, il Sigillo che pulsa dolorosamente nella mia mano. Ogni passo verso l’uscita della cripta è un’agonia, il peso del destino che mi schiaccia, ma lo faccio. Per lui. Per tutti noi. Pietraluna ci aspetta, con le sue verità e i suoi terrori. E io non so se sarò abbastanza forte per affrontarli.