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Romanzi romantici in un solo posto

reader.chapterOmbre nella Valle


Alina

Un lampo indaco squarciò il cielo, illuminando per un istante la desolazione della Valle delle Lacrime. Mi inginocchiai sulla pietra nera, il terreno che tremava sotto di me come un animale ferito, mentre stringevo Kael al petto. Il suo respiro era un sussurro, un filo spezzato che sembrava sul punto di rompersi. Il sangue filtrava dalle bende logore avvolte attorno al suo torace, macchiandomi le mani di un rosso scuro che non riuscivo più a distinguere dal mio. Il freddo innaturale della valle mordeva la mia pelle graffiata e ustionata, e l’odore di zolfo mi bruciava le narici, mescolandosi al fetore di cenere e morte che sembrava impregnare ogni cosa.

Intorno a noi, la nebbia violacea si addensava, così densa da sembrare viva, un’entità che ci avvolgeva e distorceva i suoni in gemiti strazianti, come se la valle stessa piangesse. Sentivo il ronzio profondo che scuoteva le ossa, un lamento che risaliva dalle crepe luminescenti viola che si allargavano come vene pulsanti sul terreno screpolato. Ogni passo, ogni respiro sembrava un’eco di qualcosa sul punto di spezzarsi, e io ero al centro di quel caos, con Kael che mi scivolava via tra le braccia.

“Non lasciarmi, ti prego,” sussurrai, la voce tremante, un filo appena udibile sopra il sibilo del vento. Le mie dita sfiorarono il suo viso, pallido come la luna che non riuscivo più a vedere dietro quella coltre opprimente. I suoi occhi color ambra, un tempo così vivi, erano spenti, velati da un dolore che mi trafiggeva il cuore. “Resisti, Kael. Ti prego.” Ma lui non rispose, il suo petto si alzava a malapena, e io sentivo un vuoto crescere dentro di me, un abisso che minacciava di inghiottirmi.

Accanto a me, il gruppo era un’ombra di ciò che eravamo stati. Luna, con le ferite al fianco e al petto ancora sanguinanti sotto bende rozze, si accovacciò a pochi passi, il suo respiro corto trasformato in un ringhio debole mentre scrutava la nebbia con occhi azzurri velati di stanchezza e dolore. Giulia stringeva al petto il suo manoscritto logoro, le mani tremanti e sporche di fango, i ricci rossi appiattiti dalla pioggia e dalla disperazione. “Dobbiamo fare qualcosa,” mormorò, la voce spezzata, ma le sue parole si persero nel ronzio incessante della valle. Elisa, mia madre, era poco lontano, il viso scavato e gli occhi verdi segnati da lacrime che non cadevano più. Mi sfiorò la spalla con una mano esitante, ma io mi ritrassi con un sussulto, incapace di sostenere il peso del suo rimorso. Rivo, il giovane licantropo, tremava visibilmente, il corpo esile accasciato contro una roccia, gli occhi spalancati per la paura.

Un dolore acuto mi trafisse il petto, improvviso e bruciante, strappandomi un gemito soffocato. Portai una mano tremante sopra il cuore, dove una nuova cicatrice runica pulsava con una luce viola malata, un marchio che sembrava vivo, che si insinuava sotto la mia pelle come un serpente. Era diversa dal Sigillo di Umbra sul mio palmo destro, più profonda, più oscura, e ogni pulsazione mi riempiva di un terrore istintivo. Cosa significava? Perché sentivo che qualcosa di orribile si stava radicando dentro di me, come se una parte del Confine Spezzato fosse già mia? Mi chinai su Kael, cercando di ignorare il bruciore, ma il panico mi stringeva la gola, soffocando ogni pensiero razionale.

Poi, la visione mi colpì. Fu come se la valle stessa si dissolvesse, lasciandomi sospesa in un vuoto viola infinito. Davanti a me si erse il Divoratore, un’entità colossale di tentacoli neri che si contorcevano come ombre vive, occhi rossi che mi fissavano con una fame antica. La sua voce era un gelo che mi trafiggeva la mente, seducente e letale. “Kael è la chiave, piccola. Il suo sangue mi chiama. Con lui, il varco finale si aprirà.” Ogni parola era una lama, un sussurro che si intrecciava ai miei pensieri, facendomi vacillare. Vidi immagini frammentate: il petto di Kael squarciato, il suo sangue che scorreva in rivoli viola, un portale che si spalancava sopra la valle, divorando tutto ciò che amavo. Gridai, o forse pensai di gridare, mentre la visione si dissolveva, lasciandomi ansimante, con le mani che stringevano Kael così forte da far male.

“Alina!” La voce di Giulia mi riportò indietro, un’ancora fragile nella tempesta. Mi guardava con occhi pieni di paura, il manoscritto ancora stretto al petto come se fosse l’unica cosa a tenerla in piedi. “Stai bene? Cos’hai visto?” Non risposi, incapace di tradurre in parole l’orrore che mi soffocava. Guardai Kael, il suo viso contratto dal dolore anche nell’incoscienza, e sentii una determinazione disperata montare dentro di me. Non potevo perderlo. Non potevo permettere che il Divoratore avesse ragione.

Un tremore più forte scosse la valle, un ruggito profondo che sembrava risalire dalle viscere della terra. Le crepe luminescenti si allargarono, vomitando un bagliore viola che fece sussultare Luna, il suo ringhio un avvertimento mentre si alzava a fatica. Dalla nebbia emerse un’ombra, una figura indistinta che si avvicinava con passi lenti, quasi irreali. Trattenni il respiro, il cuore che martellava, mentre stringevo Kael più vicino, come se potessi proteggerlo con il mio corpo spezzato.

L’uomo che si rivelò aveva un aspetto spettrale, la pelle pallida come cera, i capelli grigi che cadevano in ciocche disordinate sul viso. Gli occhi erano vuoti, due pozze nere che sembravano vedere attraverso di me, e sulle mani portava rune incise che brillavano debolmente di una luce argentea. La sua presenza era un peso, un’energia che mi fece rabbrividire, ma quando parlò, la sua voce era calma, quasi gentile, anche se carica di un’ombra che non riuscivo a decifrare.

“Sei quella del sangue antico, vero?” disse, inclinando la testa. “Ti aspettavo, Alina Moretti. Io sono un discendente del primo guardiano. E credo di poterti aiutare.” Fece una pausa, il suo sguardo che scivolava su Kael, poi sul gruppo, prima di tornare a me. “C’è un modo per salvarlo… per salvare tutti voi. Il Cuore di Pietra Viva. Ma non sarà senza un prezzo.”

Le sue parole mi colpirono come un pugno, un barlume di speranza che si intrecciava a un terrore profondo. Il Cuore di Pietra Viva. Un nome che non avevo mai sentito, eppure sembrava risuonare dentro di me, un’eco di qualcosa di antico e pericoloso. “Quale prezzo?” chiesi, la voce un sussurro tremante, ma lui non rispose, limitandosi a un sorriso sottile, enigmatico, prima di fare un passo indietro, la sua figura che iniziava a dissolversi nella nebbia.

Il terreno tremò di nuovo, un suono di crepe che si allargavano come un urlo nelle profondità della valle. La cicatrice sul mio petto bruciò con un’intensità che mi strappò un gemito, un promemoria che il tempo stava per scadere. Stringevo ancora Kael, il suo peso un’ancora e una condanna, mentre guardavo la nebbia inghiottire l’uomo sconosciuto. Ero divisa, il cuore che martellava tra la speranza fragile di una salvezza e il terrore di ciò che avrei dovuto sacrificare per ottenerla. La valle sembrava sul punto di crollare sotto di noi, il ronzio trasformato in un lamento che annunciava un disastro imminente. E io, con le mani sporche di sangue e il peso di un destino che non capivo, non sapevo se avrei avuto la forza di pagare quel prezzo—qualunque fosse.