reader.chapter — Sussurri del Divoratore
Alina
Notte fonda nella Valle delle Lacrime, un freddo pungente che morde la pelle e un silenzio rotto solo dal ronzio profondo delle crepe luminescenti. Accovacciata accanto a Kael, lo osservo mentre giace su un letto improvvisato di stracci e muschio, il suo respiro così debole che devo avvicinarmi per sentirlo. Il suo viso è una maschera di pallore, gli occhi chiusi, le labbra screpolate che tremano appena. Ogni tanto un rantolo gli sfugge dal petto, e il sangue fresco macchia le bende logore, un rosso scuro che si mescola al viola innaturale che sembra infestare tutto qui. Stringo la sua mano, fredda come il terreno sotto di noi, e il mio cuore si stringe in una morsa. Non posso perderlo. Non ora. Non mai.
Il cielo sopra di noi si squarcia con un lampo indaco, illuminando per un istante la valle: pietra nera che sanguina liquido viola, nebbia violacea così densa da sembrare un sudario vivo che ci avvolge. L’odore di zolfo e cenere mi brucia la gola, e un gemito straziato, quasi umano, sembra risalire dal cuore della terra. Mi chino su Kael, come se il calore del mio corpo potesse tenerlo ancorato a questo mondo, ma la stanchezza mi schiaccia. Le palpebre si fanno pesanti, il corpo trema per il freddo e il dolore. La cicatrice runica sul petto pulsa, un bruciore che si propaga come fuoco sotto la pelle, sincronizzato con i tremori del terreno. Non voglio dormire. Non posso. Ma gli occhi si chiudono, solo per un istante, e il mondo svanisce.
Un vuoto viola infinito mi inghiotte. Non c’è più la valle, né Kael, né il freddo. Solo oscurità pulsante, un mare di nulla che mi avvolge e mi soffoca. Poi lo vedo. Il Divoratore. Una massa colossale di tentacoli neri che si contorcono come serpenti vivi, occhi rossi che brillano come ferite nel buio. Mi si avvicina, e l’aria si fa gelida, un freddo che penetra nelle ossa e rallenta ogni pensiero. La sua voce mi trafigge, un sussurro che è allo stesso tempo seducente e letale, come una lama avvolta in seta. “Arrenditi, figlia mia. La pace ti aspetta. Lascia che il confine si dissolva. Diventa ciò che sei destinata a essere: il guardiano eterno.”
Mi vedo, o almeno credo sia io. Un’ombra senza carne, senza ricordi, un guscio vuoto intrappolato tra mondi. La mia pelle si screpola come pergamena bruciata, il Sigillo di Umbra sul palmo destro arde come un ferro rovente, e sento un vuoto dentro, un abisso che si allarga e mi divora pezzo per pezzo. “No!” urlo, ma la mia voce è un’eco lontana, inghiottita dal nulla. Il Divoratore ride, un suono che mi lacera la mente. “Non puoi resistere. Ogni passo ti avvicina a me. Ogni respiro ti rende mia.”
Un dolore acuto al petto mi strappa dalla visione. Ansimo, tornando nella Valle delle Lacrime, il cuore che martella come se volesse spezzarmi le costole. Kael è ancora lì, immobile, la sua mano fredda nella mia. Mi tocco il petto, dove la cicatrice runica pulsa con una luce malata, diversa dal Sigillo sul palmo. Sembra viva, un marchio che si radica più profondamente a ogni istante. Mi chiedo se una parte di me sia già perduta, intrappolata nel Confine Spezzato, come quella visione mi ha mostrato. Il terrore mi soffoca, più denso della nebbia violacea che ci circonda. E se il Divoratore avesse ragione? E se fossi già sua?
“Alina?” La voce di Elisa mi raggiunge, un sussurro tremante che mi fa sobbalzare. È seduta a pochi passi da me, vicino a una roccia screpolata, il viso scavato e gli occhi lucidi che riflettono il bagliore viola della valle. I suoi capelli castani, striati di grigio, sono incrostati di fango, e le sue mani tremano mentre si stringe un braccio, dove una bruciatura nera spicca sotto una benda logora. Mi guarda come se volesse avvicinarsi, ma esita. So cosa vuole. Vuole parlarmi, vuole spiegare. Ma ogni volta che la guardo, sento una rabbia sorda mescolarsi al dolore. Troppe verità nascoste. Troppi segreti che mi stanno uccidendo.
“Cosa vuoi?” La mia voce è un sussurro spezzato, appena udibile sopra il ronzio della valle. Mi ritraggo, stringendo il ciondolo antico al collo, crepato e instabile, come se fosse l’unica cosa a tenermi ancorata a me stessa.
Elisa deglutisce, il viso contratto in una smorfia di rimorso. “Io… devo dirtelo. Quella cicatrice sul tuo petto… non è solo una ferita. È un sigillo secondario. Un marchio del Confine Spezzato. Si radica in chi si avvicina troppo al varco. Non potevo dirtelo prima… non potevo sopportare che lo sapessi.”
Le sue parole mi colpiscono come un pugno. Un sigillo secondario. Un legame permanente con quel luogo di tormento. Sento il bruciore intensificarsi, come se la cicatrice avesse sentito il suo nome e volesse ricordarmi la sua presenza. “E adesso?” scatto, la voce che trema di rabbia e terrore. “Adesso che mi sta consumando, cosa cambia? Perché non me l’hai detto? Perché mi hai lasciato affrontare tutto questo da sola?”
Elisa abbassa lo sguardo, le lacrime che le rigano il viso sporco. “Non lo so, Alina. Non so come proteggerti da questo. Ho cercato di tenerti lontana… dalla foresta, dal varco, da tutto. Ma ho fallito. E ora…” La sua voce si spezza, e tende una mano verso di me, ma io mi ritraggo ancora, il cuore pesante come pietra. Non riesco a perdonarla. Non ancora. Forse mai.
Un altro lampo indaco squarcia il cielo, e il terreno trema sotto di noi, un ruggito profondo che sembra annunciare la fine. Mi volto verso Kael, il suo respiro ancora più debole, e il terrore mi stringe la gola. Non posso perderlo. Non posso perdere me stessa. Ma come faccio a combattere qualcosa che è già dentro di me? Mi tocco il petto, la cicatrice che pulsa come una ferita viva, e un pensiero mi trafigge: e se il Divoratore avesse già vinto?
“Alina!” La voce di Giulia mi strappa dai miei pensieri. È poco lontano, accovacciata sotto il bagliore fioco del lampo, il manoscritto logoro stretto tra le mani tremanti. I suoi capelli rossi sono appiattiti dalla pioggia e dal fango, il viso segnato da lacrime e stanchezza, ma nei suoi occhi marroni c’è una scintilla di urgenza, di speranza disperata. “Ho trovato qualcosa. Nel manoscritto. Parla di un artefatto… il Cuore di Pietra Viva. Dice che è ‘l’ultima speranza dei guardiani’. Si trova nel Bosco delle Ombre Spezzate. Non so cosa sia, ma se può aiutarti… se può salvare Kael, dobbiamo provarci.”
Le sue parole mi colpiscono, un barlume di luce in questo buio soffocante. Il Cuore di Pietra Viva. Lo stesso nome pronunciato da quell’uomo spettrale, Lauro, poche ore fa. Ma il pensiero di addentrarmi in un luogo chiamato Bosco delle Ombre Spezzate mi gela il sangue. “E se ci uccide tutti?” sussurro, la voce così bassa che quasi si perde nel vento gelido. “E se sono già… sua?”
Giulia si avvicina, posandomi una mano sulla spalla. Il suo tocco è esitante, ma caldo, e per un istante mi ricorda com’era il mondo prima di tutto questo—quando ridevamo insieme, quando la vita aveva senso. “Non lo sei, Alina. Non ancora. E non lo sarai, non se possiamo evitarlo. Io sono con te. Lo siamo tutti.” La sua voce trema, ma c’è una determinazione che non le ho mai sentito prima. Mi guarda, e so che ha paura quanto me, ma non si tira indietro.
Annuisco lentamente, anche se il terrore mi stringe il cuore. “Va bene. Ci andremo. Ma… Kael…” La mia voce si incrina mentre guardo il suo corpo immobile. Non posso lasciarlo qui, non in questo luogo maledetto. Ma non posso nemmeno portarlo con noi, non nelle sue condizioni.
“Luna e Rivo resteranno con lui,” dice Giulia, anticipando i miei pensieri. “Lo proteggeranno. Noi tre—tu, io ed Elisa—troveremo questo Cuore di Pietra Viva. E torneremo per lui. Te lo prometto.”
Non so se credo alle sue promesse. Non so se credo più a nulla. Ma non ho scelta. Mi alzo, le gambe che tremano sotto il peso della stanchezza e del dolore, e guardo verso la nebbia violacea che si addensa all’orizzonte, come se ci stesse osservando, aspettando il nostro prossimo passo. Sento un sussurro nella mente, la voce gelida del Divoratore che mi segue anche qui, nella realtà. “Non puoi sfuggirmi, figlia mia. Ogni passo ti avvicina a me.”
Stringo il ciondolo al collo, il bagliore instabile che pulsa contro la mia pelle, e guardo Kael un’ultima volta. “Tornerò per te,” sussurro, anche se non so se può sentirmi. “Ti salverò. Anche se sarà l’ultima cosa che faccio.” Un tremore più forte scuote la valle, e la nebbia sembra avvicinarsi, viva e minacciosa, come un predatore che ha fiutato la sua preda. So che il viaggio verso il Bosco delle Ombre Spezzate sarà un inferno. Ma non ho altra strada. Non ho altro scopo. Solo lui. Solo noi.