Scarica l'app

Romanzi romantici in un solo posto

reader.chapterIl Portale Vivente


Luna

Un silenzio pesante grava sulla Valle delle Lacrime, rotto solo dal respiro rantolante di Kael che sembra svanire a ogni istante. La nebbia violacea si addensa, densa come un sudario, e l’odore di zolfo e cenere mi brucia la gola mentre mi chino su di lui. Le mie mani, sporche di sangue e fango, tremano mentre pulisco il sangue fresco che filtra dalle bende sul suo petto. Ogni tocco è un’agonia, non solo per lui, ma per me: le ferite al fianco e al petto pulsano a ogni movimento, un ricordino della battaglia nel Confine Spezzato che mi fa stringere i denti. Un lampo indaco squarcia il cielo, illuminando per un istante il suo viso pallido, gli occhi color ambra spenti, privi di quella luce selvaggia che lo rendeva il nostro alfa. Il terreno di pietra nera trema sotto di noi, un ronzio profondo che sembra sincronizzato con il battito debole del suo cuore, come se la valle stessa lo stesse reclamando.

Accovacciato poco lontano, Rivo trema visibilmente, il pelo arruffato e gli occhi di un giovane licantropo pieni di terrore. È solo un cucciolo, non dovrebbe essere qui, in questo inferno di liquido viola che stilla dalle crepe luminescenti come vene pulsanti. Lo sguardo di Rivo guizza verso di me, in cerca di una certezza che non so se posso dargli. Stringo la mascella, il dolore fisico che si mescola a un nodo alla gola che non riesco a sciogliere. Alina se n’è andata, con Giulia ed Elisa, verso il Bosco delle Ombre Spezzate, promettendo di tornare con una speranza chiamata Cuore di Pietra Viva. Ma guardo Kael, disteso su questo letto improvvisato di muschio e stracci, e mi chiedo se abbiamo abbastanza tempo. La sua pelle abbronzata è diventata grigiastra, le bende intrise di sangue misto a un colore viola innaturale che mi fa rabbrividire. Ogni respiro suo è un coltello nel mio petto, un promemoria di Torak, di ciò che ho perso. Non posso perdere anche lui.

“Luna…” La voce di Kael è un sussurro spezzato, quasi perso nel vento gelido che morde la pelle. Alzo lo sguardo, incontrando i suoi occhi velati dal dolore. “Non… non ce la faccio più. Il rituale… all’Altare Centrale… ha fatto qualcosa.” Ogni parola gli costa uno sforzo immenso, e io scuoto la testa, un ringhio basso che mi sfugge dalla gola.

“Sta’ zitto, Kael. Non ti lascio morire, fratello. Non dopo tutto quello che abbiamo perso.” La mia voce trema, ma la fermo con una ferocia che non so da dove venga. Il pensiero di Torak mi trafigge, la sua morte nel Confine Spezzato come una ferita aperta che non si chiuderà mai. Non posso permettere che Kael segua lo stesso destino.

Lui cerca di parlare di nuovo, il viso contorto in una smorfia di dolore. “Il mio sangue… è legato al varco. Lo sento… ogni battito… lo apre di più. Sono… un portale vivente. Il Divoratore… mi vuole.” Le sue parole sono un pugno nello stomaco, e per un istante il mondo sembra fermarsi. Guardo le crepe luminescenti sul terreno, che pulsano come se stessero davvero rispondendo al suo cuore, e un brivido mi corre lungo la schiena. Un portale vivente. Una chiave per il Divoratore. Non può essere vero. Eppure, il ronzio della valle si intensifica, un suono che mi scuote le ossa, e so che non sta mentendo.

Rivo si ritrae, un gemito soffocato che gli sfugge mentre si stringe le braccia al petto. “Cosa… cosa significa? Non capisco…” La sua voce è un lamento, e io lo fisso, cercando di nascondere il panico che mi stringe il cuore.

“Significa che non abbiamo tempo da perdere,” dico, la voce dura, anche se dentro sto crollando. Mi alzo, ignorando il dolore lancinante al fianco, il sangue che mi scorre lungo la gamba sotto i vestiti laceri. “Non lascerò che il Divoratore lo prenda. Non senza combattere.” Il mio sguardo si sposta su Kael, poi su Rivo. “Dobbiamo andare alla Radura dell’Altare Antico Corrotta. Il manoscritto di Giulia ne parlava… un rituale di disgiunzione. Potrebbe spezzare questo legame. Potrebbe salvarlo.”

Rivo sgrana gli occhi, il terrore che gli deforma il viso. “La Radura? Ma è… è un luogo maledetto! E Kael non può nemmeno muoversi! Come…” La sua voce si spegne sotto il mio sguardo, un ringhio che mi sale dal petto mentre mi avvicino a lui.

“Non abbiamo scelta, cucciolo,” dico, il tono autoritario ma incrinato da una vulnerabilità che non riesco a nascondere del tutto. “Se restiamo qui, Kael muore. E se il varco si apre, moriamo tutti. Vuoi che il tuo alfa, il tuo branco, svanisca così? Perché io no. Io non lo permetterò.” Mi chino su di lui, la mia mano che stringe la sua spalla con una forza che lo fa trasalire. “Ti serve coraggio adesso, Rivo. Ti serve per lui. E io non ti abbandonerò, chiaro? Mai.”

I suoi occhi, pieni di lacrime, cercano i miei, e dopo un momento infinito annuisce, un gesto piccolo ma deciso. “Va bene… va bene, Luna. Ci provo.” La sua voce è un sussurro, ma è abbastanza. Mi rialzo, il dolore che mi trafigge come una lama, ma lo ignoro. Devo ignorarlo.

Mi volto verso Kael, il suo respiro che si è fatto ancora più debole. “Tieni duro, dannazione,” mormoro, più a me stessa che a lui. Mi chino, passandogli un braccio sotto le spalle con una cautela che contrasta con la ferocia che mi brucia dentro. Il suo peso quasi mi fa crollare, il dolore al fianco che esplode mentre lo sollevo, ma stringo i denti, un ringhio soffocato che mi sfugge. Rivo si avvicina, prendendolo dall’altro lato, il suo corpo esile che trema sotto lo sforzo. Il sangue di Kael mi macchia le mani, caldo e appiccicoso, misto a quel viola maledetto che sembra vivo, e per un istante ho l’impressione che la terra sotto di noi risponda, un tremore più forte che ci scuote tutti.

“Luna, non… non puoi portarmi. Sei ferita…” La voce di Kael è un filo, ma io scuoto la testa, rifiutando di ascoltarlo.

“Chiudi quella bocca, alfa. Non decidi tu stavolta,” ringhio, anche se il mio tono è spezzato da un’emozione che non riesco a trattenere. Lo tengo stretto, il suo calore che sembra svanire a ogni passo, e guardo davanti a me, verso l’orizzonte dove la nebbia violacea sembra muoversi, quasi viva. Un altro tremore scuote la valle, le crepe che si allargano con un suono di ossa spezzate, e un gemito straziante sembra salire dalla terra stessa, come se ci stesse avvertendo. O deridendo.

Mentre ci muoviamo, lenti e barcollanti, il peso di Kael che mi strappa un gemito a ogni passo, la mia mente torna a Torak. Il suo ringhio, il suo sguardo prima che tutto finisse. La sua perdita mi ha spezzato, ma non posso permettermi di crollare ora. Kael è tutto ciò che mi resta di quella famiglia che chiamavo branco. E anche se il dolore mi morde le carni, anche se la valle sembra voler inghiottirci, non mollo. Non posso.

“Rivo,” dico, la voce bassa, quasi un sussurro mentre ci trasciniamo avanti. Lui mi guarda, il respiro affannoso, il viso contratto dallo sforzo. “Ho paura anch’io, sai. Paura di perdere tutto ciò che amo. Ma se non lottiamo ora, non ci sarà più un branco da proteggere. Capisci?” Le parole mi escono crude, nude, e vedo i suoi occhi ammorbidirsi, un barlume di comprensione che ci lega in questo inferno.

Annuisce, un gesto appena percettibile, e stringe la presa su Kael. La nebbia davanti a noi si addensa, ombre che sembrano formarsi e dissolversi al suo interno, e il ronzio della valle si trasforma in un battito, profondo e incessante, come un cuore sul punto di esplodere. Ogni passo verso la Radura dell’Altare Antico Corrotta è un azzardo, un rischio che potrebbe costarci tutto. Ma guardando Kael, il suo viso contorto dal dolore, so che non c’è altra scelta. Combatterò fino all’ultimo respiro per lui, per ciò che resta della mia famiglia. Anche se significa affrontare un luogo maledetto, anche se significa affrontare il Divoratore stesso.

Un ultimo tremore, più violento che mai, scuote la terra sotto di noi, e io stringo Kael più forte, il mio sguardo che si indurisce. Non so cosa ci aspetta nella Radura, non so se questo rituale ci salverà o ci condannerà. Ma una cosa è certa: non permetterò che il varco lo reclami. Non senza aver dato tutto ciò che ho.