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Romanzi romantici in un solo posto

reader.chapterFrammenti di Dolore


Alina

Un dolore lancinante mi strappa un gemito mentre tiro ancora una volta le catene di luce viola che mi serrano i polsi. La carne brucia, un’agonia che mi fa stringere i denti, ma non mi fermo. Con un ultimo strappo, il metallo etereo si spezza con un sibilo acuto, lasciandomi libera. Crollo su un’isola fluttuante di pietra nera, il respiro corto e spezzato, il sangue che mi scorre lungo le braccia in rivoli caldi e appiccicosi. Il vuoto infinito del Confine Spezzato mi circonda, un abisso senza fine illuminato da lampi viola che squarciano l’oscurità come ferite in un cielo malato. Ogni bagliore sembra pulsare in sincronia con il mio cuore, o forse con il Sigillo di Umbra, che mi incendia il palmo destro con un dolore che non dà tregua. È vivo, lo sento, un’entità che mi divora dall’interno.

Un ronzio profondo mi perfora la mente, un suono che mi scuote le ossa e mi fa venire voglia di urlare, ma non ho voce. Non più. Non dopo tutto questo. Sopra di me, o forse dappertutto, un coro di sussurri gelidi mi avvolge, migliaia di anime perdute che si fondono in un’unica voce inquietante. “Figlia mia,” mormora, e il terrore mi stringe il petto come una morsa. È lui. Il Divoratore. Lo so, lo sento nelle viscere, un richiamo che mi fa rabbrividire e allo stesso tempo mi attrae in un modo che mi disgusta. Mi guardo intorno, gli occhi verdi incavati che cercano un’uscita, un segno, qualsiasi cosa. Kael. Il suo nome è un’ancora nella mia mente, l’unico pensiero che mi tiene a galla in questo mare di oscurità. Ricordo il nostro ultimo bacio, disperato, intriso di terrore e promesse non dette, nella Valle delle Lacrime. Non posso lasciarlo andare. Non posso cedere.

Mi alzo a fatica, le gambe che tremano sotto il peso di un corpo che sembra sul punto di collassare. I capelli, un groviglio incrostato di fango, cenere e sangue rappreso, mi cadono davanti agli occhi, ma non ho la forza di scostarli. Ogni movimento è un’agonia, la pelle chiara segnata da graffi e ustioni che si allargano come ragnatele nere. Il ciondolo al mio collo, crepato e instabile, pulsa con un bagliore febbrile, specchio del varco che si avvicina, del prezzo che ho pagato per quel rituale fallito sull’Altare Antico. Mi stringo le braccia al petto, come se potessi tenere insieme i pezzi di me stessa, ma so che è inutile. Questo posto mi sta spezzando, dentro e fuori.

Davanti a me si staglia un ponte di luce viola, instabile e tremolante, che conduce a un’altra isola fluttuante. Sotto, il vuoto mi chiama, un buio così profondo che sembra inghiottire ogni speranza. Un passo falso e sarà la fine. Ma non ho scelta. Devo muovermi, devo trovare Kael, o almeno capire dove sono. Ogni passo sul ponte è un rischio, la luce si sgretola sotto i miei piedi con un suono che ricorda ossa spezzate, e il cuore mi martella nel petto. L’aria gelida mi morde la pelle, satura di un odore di cenere e decadenza che mi brucia i polmoni. Stringo i denti, ignorando il dolore del Sigillo che si intensifica, un fuoco che mi consuma dall’interno.

“Non puoi scappare,” sussurra il Divoratore, la sua voce un’eco che mi accarezza la mente come un tocco gelido. Mi fermo, il respiro che si mozza. È ovunque, dentro di me, intorno a me. “Abbraccia la pace, figlia mia. Smetti di lottare. Appartieni a me.” Le parole sono un veleno dolce, un richiamo che mi fa rabbrividire, non solo di paura. C’è qualcosa di oscuro, di sbagliato, in quel tono, qualcosa che mi attira anche mentre mi disgusta. Stringo le mani a pugno, le unghie che si conficcano nella carne già martoriata, e scuoto la testa. “No,” sussurro, la voce tremante, appena un filo. “Non ti ascolterò. Kael… devo trovare Kael.”

Ma la sua risata mi avvolge, un suono che mi fa accapponare la pelle. “Lo troverai solo in me,” dice, e davanti ai miei occhi l’oscurità si squarcia. Un’immagine prende forma, un ricordo o forse una bugia. Mio padre, un uomo che conosco solo dai racconti di mia madre, è inginocchiato su una pietra nera come questa, le mani incatenate da luce viola. Il suo viso è contorto dal dolore, il sangue che gli scorre lungo le braccia si fonde con la pietra, assorbito come un’offerta. La sua voce, un lamento spezzato, mi raggiunge. “Alina… il sangue… è la chiave.” Poi svanisce, lasciandomi con un vuoto nel petto. Mi copro il viso con le mani, cercando di bloccare la visione, ma il ronzio nella mia testa cresce, insostenibile.

Avanzo, scivolando sul ponte, il corpo che trema per lo sforzo. Un’altra isola, un’altra visione. Questa volta è Kael. È a terra, nella Valle delle Lacrime, il petto macchiato di sangue fresco, gli occhi ambra spenti, senza vita. Un’esplosione di luce argentea ci separa, la stessa che mi ha strappato via da lui durante quella battaglia sull’Altare Antico. Un urlo mi sfugge dalle labbra, crudo e disperato, mentre allungo una mano verso di lui, sapendo che non è reale. Eppure fa male, più delle ustioni, più delle catene. “Kael!” grido, ma la visione si dissolve come fumo, lasciandomi in ginocchio, le lacrime che mi rigano il viso incrostato di fango.

“Non è mai stato tuo,” sussurra il Divoratore, e il suo tono è una carezza oscura, un freddo che mi sfiora la nuca e mi fa rabbrividire. Mi alzo di scatto, voltandomi, ma non c’è nulla, solo il vuoto e i lampi viola. Il Sigillo pulsa ancora, un’ondata di dolore che mi strappa un gemito, e sento qualcosa dentro di me spezzarsi, un frammento della mia anima che si perde in questo abisso. Ogni volta che il Sigillo si attiva, il vuoto cresce, un buco nero che mi reclama, che mi trasforma in ciò che combatto. Lo so, lo sento. Ma non posso smettere di usarlo. È l’unica arma che ho.

“Lasciati andare,” insiste il Divoratore, e per un istante, solo un istante, quel richiamo mi tenta. La stanchezza mi schiaccia, il corpo al limite, la mente un caos di ricordi e paure. E se avesse ragione? E se fossi già perduta? Ma poi il ricordo di Kael mi travolge di nuovo, il calore delle sue mani, il suo respiro contro la mia pelle, la promessa silenziosa nei suoi occhi. No. Non posso cedere. Non ancora.

Mi rimetto in piedi, barcollando, e continuo ad avanzare. Il ponte sotto di me collassa appena lo attraverso, lasciandomi senza via di ritorno. Davanti a me appare un’isola più grande, e all’orizzonte si staglia una struttura oscura, un’ombra minacciosa che potrebbe essere l’Altare Centrale di cui ho sentito parlare nelle visioni. Esausta, crollo in ginocchio, il Sigillo che brilla con una luce argentea malata, un’altra ondata di dolore che mi strappa un urlo. La voce del Divoratore ride, un suono che mi penetra fin nelle ossa. “Presto sarai mia,” sussurra, e il terrore mi stringe il cuore.

Stringo il ciondolo crepato al collo, il metallo freddo contro la pelle bruciata. Penso a Kael, al suo volto, alla sua voce che mi dice di resistere. “Non cederò,” mormoro a me stessa, anche se la mia voce è un sussurro spezzato, perso nel ronzio incessante di questo luogo maledetto. Non so se troverò una via d’uscita, non so se lo rivedrò. Ma finché ho un barlume di forza, finché ricordo il suo nome, non mi arrenderò. Anche se il vuoto dentro di me cresce, anche se ogni passo mi avvicina a un destino che temo più di ogni altra cosa.