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Romanzi romantici in un solo posto

reader.chapterIl Sussurro del Sangue


Lea Voss

Un urlo soffocato mi strappa dal sonno, il cuore che martella contro il petto come un tamburo impazzito. Sono nella mia stanza a Villa Voss, avvolta da un’oscurità così densa che sembra premere contro la pelle. Il ciondolo d’argento, eredità di mia nonna Greta, brucia al centro del mio sterno, un fuoco freddo che mi fa rabbrividire. Mi tiro su, il respiro corto, mentre frammenti di una visione mi attraversano la mente come schegge di vetro. La Foresta di Ostmark in fiamme, il rosso del fuoco che divora gli abeti antichi, alberi contorti come creature in agonia che si piegano verso di me, artigliando l’aria. E poi quell’ululato, profondo e gutturale, che non era solo un suono, ma una voce. Pronunciava il mio nome—Lea—con una minaccia che mi ha gelato il sangue.

La stanza è fredda, l’odore di cera vecchia e legno marcio che impregna l’aria, un ricordo costante del peso di questa casa. Le pareti di pietra sembrano chiudersi intorno a me, e il silenzio è rotto solo dal crepitio distante del camino nella sala principale. Mi stringo le braccia al petto, cercando di scacciare il tremore, ma la cicatrice a forma di mezzaluna sul mio polso sinistro pulsa, un bagliore argentato che illumina appena la penombra. È un promemoria del legame con Kyle, del potere del Sangue d’Argento che mi scorre dentro, e di quanto mi stia consumando, goccia dopo goccia.

Scendo dal letto, i piedi nudi che incontrano il pavimento gelido, e mi avvicino al tavolo dove il diario di Greta giace aperto. Non ricordo di averlo lasciato così. La copertina di cuoio è logora, segnata dal tempo, ma le pagine sembrano vive, come se respirassero sotto le mie dita. Una nuova frase è apparsa, scritta con l’inchiostro nero e tremolante della calligrafia di mia nonna: “Il Cuore della Luna chiama il sangue.” Le parole mi colpiscono come un pugno, un gelo che si diffonde dalle dita fino al cuore. Cosa significa? Greta, anche dall’aldilà, continua a giocare con i miei incubi, lasciando indizi che non so decifrare. La sua memoria, un tempo un faro di conforto, ora è un’ombra che mi perseguita, un tradimento che non riesco a perdonare dopo aver scoperto la vendetta che ha maledetto generazioni.

Sto per toccare la pagina, come se potessi strapparle un significato, quando un colpo secco al portone d’ingresso mi fa sobbalzare, il suono che riecheggia nei corridoi vuoti della villa. Il mio primo istinto è congelarmi, il respiro trattenuto mentre fisso la porta della stanza. Un altro colpo, più urgente, seguito da una voce profonda che penetra il silenzio come una lama. “Lea! Apri, ora!” È Kyle. Il suo tono è un ringhio basso, carico di qualcosa che non riesco a decifrare—paura, forse, o rabbia. Ma c’è un’urgenza che mi spinge a muovermi prima ancora di pensarci.

Afferro una maglia pesante dal letto, infilandomela mentre scendo le scale di pietra, il ciondolo che rimbalza contro il mio petto a ogni passo. La sala principale è avvolta dall’ombra, solo una fioca luce del camino illumina gli arazzi sbiaditi alle pareti, figure di guaritori e bestie che sembrano osservarmi con occhi ciechi. Raggiungo il portone massiccio, le mani tremanti mentre faccio scorrere il chiavistello. Il vento gelido dell’alba si riversa dentro non appena apro, portando con sé l’odore di terra bagnata e qualcosa di più acre—sangue.

Kyle Draegon è lì, sulla soglia, una figura imponente che sembra inghiottire la luce. La sua giacca di pelle nera è strappata, un taglio fresco sulla spalla che stilla rosso scuro, e i suoi occhi grigio tempesta brillano di un’intensità che mi fa arretrare di un passo. I capelli neri gli cadono sul viso, spettinati e umidi, e c’è una tensione nei suoi lineamenti, una vulnerabilità che raramente mostra, nascosta sotto la solita maschera di autorità. La cicatrice a mezzaluna sul suo polso pulsa in sincronia con la mia, un promemoria del rituale che ci ha legati nella Radura della Luna Rossa, un momento di intimità che brucia ancora nei miei pensieri.

“Non c’è tempo, Lea,” ringhia, la voce roca mentre si appoggia allo stipite, come se il peso del mondo lo schiacciasse. “Qualcosa si è risvegliato nel Bosco Sussurrante. Se non agiamo ora, la maledizione ci distruggerà tutti.”

Le sue parole mi colpiscono come un’onda, riportando alla mente la visione delle fiamme e dell’ululato. “Cosa... cosa si è risvegliato?” La mia voce trema, ma cerco di tenerla ferma, stringendo il ciondolo come un’ancora. Sento un gelo interiore, diverso dal freddo della villa, un vuoto che si espande ogni volta che il potere del Sangue d’Argento si manifesta. Mi spaventa, ma non posso mostrarlo, non ora, non a lui.

Kyle scuote la testa, un gesto brusco, i suoi occhi che si fissano nei miei con un’intensità che mi fa avvampare nonostante tutto. “Non lo so ancora. Ma il branco è in subbuglio, e Maris ha sentito voci—antiche, maledette. Dobbiamo trovare il Cuore della Luna prima che Erich lo faccia.” Il nome di Erich mi fa stringere i denti, un’ondata di rabbia e paura che mi travolge. Quel bastardo ribelle non si fermerà davanti a nulla pur di distruggere tutto ciò che rappresento.

“Un momento,” dico, voltandomi verso il tavolo nella sala. “Devo prendere il diario di Greta. Potrebbe esserci qualcosa...” La mia voce si spegne mentre mi muovo, sentendo il peso del suo sguardo sulla schiena. Ogni passo sembra amplificato nel silenzio, e per un istante mi sembra di vedere un’ombra muoversi oltre la finestra, un movimento rapido e oscuro che scompare quando mi giro a guardare. Il cuore mi salta in gola, ma non dico nulla. Non voglio che Kyle pensi che sto perdendo la testa—anche se a volte lo credo anch’io.

Afferro il diario, le dita che sfiorano la copertina come se potessi sentire il battito di qualcosa di vivo al suo interno. Quando mi volto, Kyle è più vicino, troppo vicino. Il suo calore mi avvolge, un contrasto con il freddo che mi divora dall’interno, e per un istante i nostri occhi si incontrano—i miei verdi, i suoi grigi come una tempesta pronta a esplodere. C’è qualcosa lì, un desiderio che non possiamo permetterci, una tensione che mi fa stringere il diario al petto come uno scudo. La cicatrice sul mio polso brilla più forte, e so che lui lo sente, il legame che ci unisce, che ci consuma.

“Muoviamoci,” dice infine, spezzando il momento, la voce più bassa, quasi un sussurro. Si volta verso la porta, ma non prima che io veda il lampo di preoccupazione nei suoi occhi. Per me? Per il branco? Non lo so, ma quel pensiero mi fa male in un modo che non voglio affrontare.

Esco con lui, chiudendo il portone dietro di me con un tonfo che sembra sigillare il mio destino. La collina intorno a Villa Voss è avvolta dal silenzio inquietante dell’alba, la nebbia che si alza dalla Foresta di Ostmark come un velo vivo, tingendo il cielo di un grigio malato. Il vento mi sferza i capelli, portando con sé un sussurro antico, quasi un canto, che sembra pronunciare il mio nome—Lea—con una promessa che non riesco a decifrare. Rabbrividisco, il ciondolo che pulsa come un secondo battito contro la mia pelle, e guardo indietro verso la villa un’ultima volta. Le torri screpolate e l’edera selvaggia sembrano salutarmi, o forse avvertirmi. Potrei non tornare.

Kyle cammina davanti a me, le spalle larghe tese, il sangue che gli macchia la giacca un promemoria della battaglia che ci aspetta. Lo seguo, il diario stretto al petto, il peso delle parole di Greta che mi grava sull’anima. “Il Cuore della Luna chiama il sangue.” Qualunque cosa significhi, so che non c’è modo di tornare indietro. Non ora. Non con quel sussurro nel vento che mi chiama, non con il gelo dentro di me che cresce, e non con Kyle al mio fianco, un’ancora e una condanna allo stesso tempo. L’oscurità ci avvolge mentre scendiamo dalla collina, e io mi preparo a ciò che ci aspetta nel Bosco Sussurrante, sapendo che ogni passo mi porta più vicina a un destino che non sono sicura di poter affrontare.