reader.chapter — Ombre nel Bosco
Lea Voss
Un vento gelido mi sferza il viso mentre avanzo nel cuore del Bosco Sussurrante, ogni passo un peso che si aggiunge al gelo già radicato nelle mie ossa. La nebbia si aggrappa al sottobosco come un sudario, soffocando i suoni, trasformando ogni fruscio in una minaccia. Gli alberi intorno a noi sono distorti, le loro cortecce incise da rune che pulsano come vene vive, brillando di una luce pallida sotto i frammenti di luna che riescono a filtrare tra i rami. Sento il terreno fangoso risucchiarmi gli stivali, un abbraccio viscido che rallenta ogni movimento, come se il Bosco stesso volesse trattenerci. Stringo la borsa che contiene il Cuore della Luna, il suo debole pulsare un promemoria della fragile speranza che ci guida verso le Montagne di Ombra. Eppure, il ciondolo d’argento della nonna, appeso al mio collo, brucia gelido contro la pelle, un monito del prezzo che potrei pagare.
Davanti a me, Kyle guida il branco con un’andatura rigida, zoppicante. La sua giacca di pelle è macchiata di sangue secco, un ricordo delle ferite che ancora lo tormentano dalla battaglia nel Tempio. Le sue spalle larghe sembrano piegate sotto un peso invisibile, ma il suo passo rimane deciso, come se volesse dimostrare qualcosa—non so se a me, al branco, o a sé stesso. I suoi occhi grigio tempesta si voltano indietro per un istante, incrociando i miei, e vedo un lampo di preoccupazione che cerca di nascondere. Quel sguardo mi trafigge, accendendo un calore che contrasta il gelo dentro di me, ma anche una fitta di colpa. Non sono abbastanza forte per proteggerlo, non ancora. La visione dell’incubo mi perseguita: io, trasformata nella Regina della Luna, un essere di potere disumano, mentre Kyle si dissolve in cenere sotto un cielo senza stelle, i suoi occhi che implorano qualcosa che non posso dargli.
“Muovetevi, non possiamo permetterci soste,” ringhia Kyle, la voce profonda spezzata da una sfumatura di fatica che non riesco a ignorare. I beta, sparsi intorno a noi, annuiscono in silenzio, i loro volti tesi, gli occhi che guizzano tra le ombre. Sono pochi, troppo pochi, dopo tutto quello che abbiamo perso. Maris, il più vicino a Kyle, cammina con una vigilanza che non gli ho mai visto prima, il suo corpo teso come la corda di un arco pronto a scoccare. Non rispondo al comando di Kyle, limitandomi a un cenno, la gola serrata dalla paura di tradire il tumulto che mi divora. Non voglio che veda quanto sono vicina a crollare, quanto il Sangue d’Argento mi stia svuotando, un morso gelido che si insinua sempre più in profondità ogni volta che lo uso.
Il vento si alza, portando con sé un coro di sussurri, voci che sembrano sgorgare dagli alberi stessi. Parole incomprensibili, cariche di dolore antico, che mi fanno rabbrividire. Per un istante, vedo un’illusione tra i rami: un’ombra che si muove, alta e slanciata, con occhi che brillano di un azzurro gelido. Erich. Il nome mi avvelena la mente, un odio radicato che brucia più del ciondolo stesso. Ma quando sbatto le palpebre, l’ombra svanisce, lasciandomi con il cuore che martella nel petto. È solo il Bosco che gioca con la mia testa, o c’è davvero qualcosa là fuori? La paranoia mi stringe come una morsa, e stringo più forte la borsa, il pulsare del cristallo un’ancora che mi tiene ancorata alla realtà.
Un odore acre, selvaggio, mi colpisce improvvisamente, e non sono l’unica a notarlo. Maris si ferma, il naso sollevato, gli occhi color ambra che si socchiudono. “Odore estraneo,” mormora, la voce tesa, un avvertimento che fa rizzare i peli sulla mia nuca. “Siamo seguiti.” Kyle si volta di scatto, la mano che corre al fianco come se cercasse un’arma che non ha. Il suo sguardo si indurisce, ma vedo il tremore nella sua mascella, un segno del dolore che cerca di reprimere. “Preparatevi,” ordina, il tono che non ammette repliche, anche se la sua voce si incrina sull’ultima sillaba. I beta si radunano, formando un cerchio irregolare intorno a noi, le loro posture che trasudano paura e determinazione in egual misura.
Non c’è tempo per pensare. Un ringhio gutturale squarcia il silenzio, e tre figure emergono dalla nebbia, i corpi muscolosi avvolti in pelli logore, gli occhi che brillano di una ferocia animale. Ribelli di Erich. Non sono molti, ma bastano per ricordarci quanto siamo vulnerabili. Uno di loro, con una cicatrice che gli attraversa il viso, sogghigna, mostrando zanne già parzialmente trasformate. “La curatrice e l’alfa ferito,” sputa, la voce carica di disprezzo. “Facile preda.”
Kyle non aspetta. Con un ruggito che mi scuote fino al midollo, si trasforma, il suo corpo che si contorce in un’esplosione di muscoli e pelo nero. Ma il movimento è lento, troppo lento, e vedo il dolore contorcergli il muso mentre si lancia contro il primo ribelle. Il sangue schizza sul terreno fangoso quando le sue zanne affondano nella spalla del nemico, ma un secondo ribelle lo colpisce al fianco ferito con un’arma rudimentale, un legno affilato che strappa un latrato di agonia da Kyle. Il mio cuore si stringe, un urlo che mi muore in gola. Non posso lasciarlo combattere da solo.
Chiudo gli occhi per un istante, lasciando che il Sangue d’Argento si risvegli dentro di me. È un’onda gelida, un coltello che mi trafigge dall’interno, ma lo accolgo, piegandolo alla mia volontà. Quando li riapro, sento la mia voce cambiare, diventare un sussurro che risuona nell’aria come un vento d’inverno. “Indietro!” Il comando esplode dai miei polmoni, e un’onda di energia argentea si propaga da me, colpendo i ribelli come una tempesta invisibile. Due di loro barcollano, gli occhi spalancati dal terrore, mentre il terzo crolla in ginocchio, le mani che si afferrano la testa come se cercasse di strapparsi via il suono della mia voce.
Ma il costo è immediato. Le mie gambe cedono, il mondo che gira intorno a me mentre il gelo mi morde le ossa, più forte che mai. Il mio volto si riflette in una pozza d’acqua vicina, un pallore spettrale che mi fa sembrare un fantasma, gli occhi verdi troppo luminosi, ferali. Sto scivolando, lo sento, verso qualcosa che non riesco a controllare. La Regina della Luna della mia visione sembra sussurrarmi all’orecchio, un richiamo che mi spaventa più dei ribelli stessi. Non riesco a respirare, il petto schiacciato da un peso invisibile, e sto per cadere quando due mani forti mi afferrano, tirandomi indietro contro un petto caldo, solido.
“Lea, dannazione, non farlo!” La voce di Kyle è un ringhio, ma trema di preoccupazione mentre mi sostiene. Il suo respiro è corto, il calore del suo corpo un contrasto bruciante con il freddo che mi divora. Mi accorgo che è tornato umano, il sangue che gli cola da un taglio fresco sul fianco, ma il suo sguardo è fisso su di me, quegli occhi grigio tempesta che mi implorano di non lasciarmi consumare. Il suo tocco, anche attraverso i vestiti, accende qualcosa dentro di me, un desiderio disperato che si intreccia alla paura. Voglio avvicinarmi, premere il viso contro il suo collo e lasciare che il suo calore scacci il gelo, ma mi trattengo, le mani che tremano mentre mi aggrappo a lui per un istante di troppo.
“Sto bene,” mento, la voce roca, spingendomi via con uno sforzo che mi costa tutto. Non voglio che veda quanto sono vicina al limite, quanto temo di diventare ciò che ho visto nei miei incubi. Kyle non risponde, ma il suo sguardo mi segue, pesante, mentre mi allontano di un passo. Non mi crede, lo so, ma non insiste, non ora.
Un movimento alla mia sinistra mi fa voltare. Maris ha abbattuto l’ultimo ribelle, il suo corpo snello che si muove con una ferocia che non gli avrei mai attribuito. Ansima, il sangue che gli macchia le mani, ma i suoi occhi color ambra brillano di una nuova determinazione mentre guarda verso Kyle, poi verso di me. “Sono scappati, ma torneranno,” dice, la voce ferma nonostante il respiro corto. “Dobbiamo muoverci.” C’è qualcosa nel suo tono, un’urgenza che mi colpisce, un coraggio che non avevo notato prima. Forse non è solo un beta che segue ordini. Forse c’è di più in lui.
Kyle annuisce, asciugandosi il sangue dal viso con il dorso della mano, il movimento lento, sofferente. “Raccoglietevi, niente soste finché non siamo fuori da questo maledetto Bosco,” ordina, ma la sua voce manca della solita autorità, spezzata dal dolore che non può più nascondere. I beta obbediscono, i loro movimenti rapidi, spaventati. Mi rialzo con fatica, le mani che tremano mentre stringo la borsa con il Cuore della Luna, il suo pulsare un promemoria che non possiamo fermarci, non importa quanto io voglia crollare.
Riprendiamo a marciare, il silenzio tra noi più pesante che mai. Il Bosco sembra chiudersi intorno, i sussurri nel vento che si intrecciano in un coro di avvertimenti che non riesco a decifrare. Mi appoggio per un istante a un albero, il respiro corto, il cuore che martella mentre guardo il branco davanti a me. Kyle si volta indietro, i suoi occhi che trovano i miei attraverso la nebbia, pieni di una preoccupazione che non osa esprimere. “Tieni duro,” sussurra, un monito che sembra diretto tanto a sé stesso quanto a me. Le sue parole mi colpiscono come un pugno, un misto di conforto e paura. Quanto ancora posso resistere a questo gelo che mi consuma? Quanto ancora possiamo resistere tutti, prima che il Bosco, o Erich, o il mio stesso potere ci spezzino?
Mentre il terreno fangoso ci risucchia i passi e le ombre tra gli alberi sembrano osservarci, so che ogni istante ci avvicina a una soglia che potrebbe non avere ritorno. E quel pensiero, più di qualsiasi ribelle, mi terrorizza.